Join us for this special Caffè & Cultura by Professor Joseph Francese.
Professor Francese will discuss with us the book Open Doors by Leonardo Sciascia and the screen adaptation by Gianni Amelio.
Feel free to read the book in Italian or English.
Sunday, March 26, 2017 at 4:30
DAS 630 N Old Woodward Ave
Birmingham, MI 48009

“Open Doors” (the screen adaptation was nominated for an Academy Award as best foreign film in 1990), looks behind the duel between a prosecutor and a Sicilian judge in Palermo who refuses to impose the death penalty in a murder trial. The Fascist Government, which reintroduced executions to maintain law and order, is putting pressure on the courts to serve as another cog in the state’s corporate structure. (New York Times (http://www.nytimes.com/1992/08/13/books/books-of-the-times-of-fascists-and-felons-in-a-pirandellian-setting.html)

Joseph Francese, Professor
University Distinguished Faculty
Series Editor, “Studi di italianistica moderna e contemporanea nel mondo anglofono/Studies in Italianistica in the Anglophone World,” Firenze University Press
Senior Editor, Italian Culture, The Journal of the American Association for Italian Studies
Michigan State University Department of Romance and Classical Studies

A Palermo, verso la fine degli Anni Trenta, «un crimine atroce e folle, di cui è protagonista un personaggio vinto quanto quelli di Verga e sgradevole quanto quelli di Pirandello». La macchina giudiziaria si muove – e sin dall’inizio aleggia sul processo l’ombra della condanna a morte. In Italia «si dorme con le porte aperte»: era questa una delle più sinistre massime del regime, che molto teneva a sottolineare, in mancanza della libertà, il proprio culto dell’ordine. Ma, trasportata a Palermo, «città irredimibile», quella massima assume subito altri significati. Qui «aperte sicuramente restavano le porte della follia». E, controparte della follia, qui regna una vischiosità di rapporti che inficia ogni gesto, ogni parola. Eppure, proprio qui si profila un personaggio che rappresenta l’opposto: il «piccolo giudice» che, trovatosi fra le mani quel delicato processo dove le autorità tenevano ad applicare la pena di morte, quale prova della loro fermezza morale, testardamente si oppone, soltanto perché ha un’idea netta e precisa della Legge. In queste pagine, che vibrano di un occulto furore, Sciascia ci fa avvicinare ancora una volta, e più che mai, al cuore nero e opulento della Sicilia, scenario e humus di una vicenda che «assurge a significare la pena del vivere, lo squallore e l’indegnità di quegli anni, la negazione della giustizia». (adelphi.it)